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Ogni mattina mi sveglio e dopo aver fatto colazione accendo il PC. Dopo aver controllato le mail, chiudo la posta e mi fiondo in un mondo fatto di notizie, informazioni, false informazioni, social, opinioni, post e tutto quello che ci propinano il web, i media e l’informazione in genere.
Qui termina il mio risveglio tranquillo e vengo preso dal vortice della quotidianità, della quotidianità di questi anni, in particolare del 2020 e dell’inizio del 2021. In questa quotidianità mi sembra di assistere o meglio di essere coinvolto in un grande giuoco di ruolo e di strategia, dove eserciti di vario tipo cercano di prendere il sopravvento su altri eserciti. Quanti e quali sono questi eserciti? Difficile a dirsi. Ci sono gli eserciti di TRUMP, quelli di BIDEN, quelli dei NO-VAX, quelli dei PRO-VAX, quelli dei FREE-VAX, quelli della politica di “destra”, quelli della politica di “sinistra”, quelli dei “io resto a casa”, quelli dei “VE LO AVEVO DETTO IO”, quelli che difendono il Governo, quelli che criticano il Governo, quelli dei “SI STAVA MEGLIO QUANDO SI STAVA PEGGIO”, quelli dei “IO DI QUESTE COSE NON CAPISCO NIENTE QUINDI FACCIO COME MI DICONO DI FARE” e quelli che “DATO CHE MI DICI DI FARLO ALLORA NON LO FACCIO”.
Permettetemi il termine: un bel casino!
La mia giornata inizia così e qualsiasi cosa faccia, in qualsiasi posto vada queste cose mi accompagnano come una colonna sonora in sottofondo, penso che per tutti oggi sia così. Milioni di parole, milioni di voci che provengono da milioni di cori e ogni coro porta avanti una sua teoria; giusta o sbagliata che sia non sta a me dirlo, anzi ad essere veramente sincero non saprei proprio da che parte possa stare in questo momento la famosa “verità”. Quindi viviamo e cerchiamo di affrontare un periodo che non è secondo a nessun altro per caos e per poca chiarezza.
Perché questo periodo è unico nel suo genere? A mio parere perché le persone, tutte le persone sono state prese in causa perché messe al corrente di tutto. E quando dico tutto non intendo tutta la verità, ma tutte le informazioni vere e false. In mezzo a tutto questo gran vociare si fa notare e si diffonde sempre più un’opinione: CI STANNO TOGLIENDO A LIBERTA’!

Quando sento o quando leggo questa frase mi viene da sorridere tristemente. Oggi, ci siamo accorti che qualcuno fa in modo di privarci dei nostri diritti e della nostra libertà! OGGI? La privazione della libertà è un meccanismo per niente semplice da attuare. Non si ottiene questo risultato in uno o due anni e non si ottiene senza il consenso delle persone a cui si vuole togliere la libertà. È un processo lungo, molto lungo dove le masse a cui si vogliono togliere i diritti giuocano un ruolo importante. Torniamo indietro nel tempo, solo una ventina d’anni per facilità di esposizione.

11 settembre 2001. L’attentato alle torri gemelle. Cosa è successo dopo quel giorno? È cambiato il paradigma del controllo. Da quel momento la maggior parte delle persone del mondo ha accettato di ricevere controlli più invasivi senza una motivazione particolare che lo riguardasse se non quella della salvaguardia della sicurezza nazionale e mondiale. Ci può stare? Sì, in questi casi sì.
Ma qual è l’anomalia che ha generato tutto questo?
È che tutti abbiamo accettato di farci perquisire agli aeroporti, per strada, abbiamo accettato di essere inquadrati da telecamere, di essere sospettati; in pratica abbiamo ceduto una fetta della nostra privacy in cambio della sicurezza e questo è diventato una normalità.
Dopo gli attentati terroristici in Europa, quelli perpetrati con i camion, abbiamo accettato che nelle nostre città fossero installate delle barriere anti-sfondamento. Oggi sono ancora lì, più o meno mimetizzate. Sono entrate a far parte del nostro paesaggio urbanistico come le telecamere. Nel periodo, dopo gli attentati con i camion, ricordo che quando c’erano delle feste in città (vivo in una piccola e bella cittadina delle Marche) le persone dovevano seguire dei percorsi obbligati per spostarsi, non era permesso andare dove si voleva e come si voleva e sempre sotto gli occhi vigili degli addetti alla sicurezza che potevano controllare le borse. Ovviamente questi sono esempi eclatanti e ci può stare che ci siano controlli mirati. Quello che non ci dovrebbe stare è cedere per sempre una piccola fetta di un diritto.
Ma perché succede?
Ognuno di noi fa parte di un contesto più grande che è quello della popolazione. Facciamo parte della massa (non in senso negativo ma in senso di moltitudine). Da individui abbiamo la capacità di razionalizzare tutto con il ragionamento e il dialogo ma quando siamo parte di una massa i nostri criteri di valutazione e di comportamento cambiano. Non ragioniamo più con la testa, quello che prevale è il cuore, l’emozione. E quindi siamo “manipolabili” quando ci parlano di sicurezza, di pericolo, di morte, di rischio. Non razionalizziamo, mettiamo avanti quelli che sono stati i nostri sistemi di sopravvivenza primordiali. Se in una situazione abbiamo paura di morire o scappiamo o aggrediamo, non pensiamo. Come moltitudine agiamo così. Quando ci dicono che ci potrebbe essere un attentato, per paura di morire accettiamo di farci privare di una piccola fetta di libertà, per esempio non usciamo di casa.
Ci sono anche altri modi per limitare la libertà e fare accettare restrizioni o cose non volute. Ad esempio quando lo Stato ci dice che deve inserire una tassa una-tantum, per il bene della comunità accettiamo (anche se a malincuore). Una volta che abbiamo accettato sarà molto più facile successivamente per lo Stato trasformare quella tassa una-tantum in tassa ricorrente perché l’abbiamo accettata una prima volta. Penso che ci siano centinaia di questi esempi. Un altro esempio di limitazione della privacy e della libertà è il controllo dei conti correnti, non poter spostare il nostro denaro a nostro piacimento, avere un limite di prelievo ai bancomat.
Anche le lungaggini burocratiche sono una limitazione di libertà. Anche cercare di parlare con un operatore telefonico per cercare di risolvere un problema di una bolletta o di un disservizio è una limitazione di libertà.
Imparare a cedere la libertà fa parte di un percorso di apprendimento. Un percorso molto lungo e noi siamo a buon punto. Quando ci chiedono di rinunciare alla nostra libertà però ci danno qualcosa in cambio. Un po’ come quando ci davano i campionati di calcio (non è una critica al calcio) chiedendoci di voltare il nostro sguardo da un’altra parte. Noi siamo un popolo molto “distratto”.

Quindi per tornare a noi e a quello che stiamo vivendo oggi. In cambio della nostra libertà ci concedono un’altra “grande libertà”. Ci rendono parte di un gioco dove ognuno può dire la sua in base alle competenze che ognuno si vuole accreditare. Oggi ognuno può parlare da imprenditore, medico, virologo, politico, calciatore, filosofo, psicologo, disoccupato, banchiere, finanziario. E ognuno sposta le sue truppe alla conquista di nuovi territori in questo grande gioco di ruolo e di strategia. Alla conquista di consensi, dove anche le convinzioni più assurde e improbabili acquistano una loro “verità” solo per il fatto di essere state pensate. Chi può dire che è vero? Chi può dire che non è vero? È questo il grande gioco del caos, del tutto in niente. Forse è un gioco che conviene a qualcuno o forse è solo la naturale evoluzione di un sistema dove tutti possono apparire.
Dal canto mio, non ho la pretesa di conoscere la verità (e questo mi fa provare un grande sollievo). Ma penso che questo gioco di ruolo inevitabilmente collasserà, non potrà andare avanti ancora per molto perché credo nell’individuo e credo che alla fine ognuno tirerà fuori quello che ha di buono. Anche se molti purtroppo pensano il contrario oggi, nonostante tutto, c’è qualcosa di buono che sta aspettando di venire fuori.
C.D.
Articolo che fa riflettere in questo momento di confusione. A volte ci si chiede: da che parte sto io? Forse è tutto un sogno? Invece è tutto vero ma, alla fine, qualcosa di buono verrà fuori!